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SI CONSUMANO I GOVERNI, SI ESAURISCE LA FIDUCIA DEGLI ITALIANI
di Saverio Collura
Prosegue inesorabile l’ incalzare della crisi e della recessione economica in Europa; e l'Italia paga, come sempre, un costo nettamente superiore non solo rispetto ai paesi ad economia avanzata, ma anche in modo consistente rispetto alla media dei fondamentali economici registrati nell'ambito dell'Unione Europea. Si stanno consumando le illusorie prospettive che il nostro governo aveva riposto nell'avvio del semestre a guida italiana dell’ U .E. L'inconsistente discussione aperta dal ministro Padoan sulla metodologia per la misurazione dei benefici economici che si sarebbero prodotti per effetto delle riforme all'esame del Parlamento nazionale (Senato, italicum) si è subito dimostrata tale; e tutta la materia è stata rinviata all'autunno, quando già si saranno consumati tre mesi (il 50%) del semestre a guida italiana dell'U.E. Lo stesso dicasi per la nomina della Mogherini alla guida della politica estera comunitaria; anche questa rinviata alla fine del prossimo mese di agosto, e con scarse prospettive positive.
Nel frattempo la Banca d'Italia e l'Istat hanno fatto conoscere i dati congiunturali di propria competenza: il debito sovrano alla fine di maggio ha superato i 2160 miliardi di euro (132,6% del Pil), con un incremento rispetto alla fine del 2013 di oltre 60 miliardi di euro; e ciò nonostante che nei primi cinque mesi del 2014 le entrate tributarie siano aumentate di 2,2 miliardi di euro (+1,6% rispetto allo stesso periodo del 2013). Per una più adeguata comprensione del dato relativo all’incremento del debito, va evidenziato però che in questi mesi, stante la favorevole situazione dei tassi passivi, il governo ha ritenuto opportuno acquisire sul mercato risorse finanziarie superiori per circa 30 miliardi (due punti di Pil) al reale fabbisogno; incrementando così le sue disponibilità presso la tesoreria della Banca d'Italia da 62,4 a 92,3 miliardi di euro. Ciò consentirà di far fronte ai fabbisogni di cassa per il pagamento nei prossimi mesi dei debiti pregressi della pubblica amministrazione, e di modulare al meglio la collocazione sul mercato dei prossimi titoli del debito in scadenza.
L'Istat ha comunicato i dati sulla produzione industriale, sull'inflazione e sui consumi alimentari; dando conferma della recessione in atto e della difficoltà ad ipotizzare una possibile consistente ripresa nell'anno in corso. Già si prospetta con molta concretezza che il Pil nel 2014 non potrà crescere oltre il +0,3-0,4 %; tutto ciò è foriero di fosche prospettive per il sistema Italia.
In questo scenario negativo, si segnala il dato positivo dell'aumento delle esportazioni italiane, soprattutto nei paesi extracomunitari; evidenziando così un elemento confortante circa il recupero di produttività e di competitività del nostro sistema produttivo. E ciò con buona pace di quanti, continuando a mettere la testa sotto la sabbia, pensano ancora di poter addossare le responsabilità della nostra crisi al sistema monetario dell'euro; che comunque non è esente da critiche.
A questo punto su un dato non si può che concordare con il governo, e cioè sull'inopportunità di pensare a qualsiasi tipo di manovra correttiva dei conti pubblici; perché non si farebbe altro che deprimere ulteriormente il sistema economico nazionale. Ma certo non possiamo concordare con il governo, se dovesse ritenere di poter lasciare la situazione in atto alla libera evoluzione dei fatti economici e finanziari; perché ciò avrebbe effetto altrettanto negativo sui dati dell'occupazione, dei consumi, e quindi dello sviluppo. Serve allora che il governo Renzi prenda atto, come da tempo suggerisce il presidente Draghi (e come tentiamo di suggerire da qualche anno anche noi repubblicani), che è vitale ed improcrastinabile por mano ad una vera, efficace e qualificata politica di riforme di struttura; che facciano recuperare il tempo perso dall'inizio di questa legislatura parlamentare ad oggi.
Solo fornendo un preciso e rigoroso impegno in tal senso, sarà possibile poi conseguire la tanto sospirata ed ambita flessibilità di bilancio. Il Pri questa strategia politica la ha chiaramente delineata, prospettando concretamente anche i vari passaggi congiunturali. Saranno questi i punti centrali e qualificanti del nostro prossimo dibattito al congresso nazionale.
Al momento l'auspicio è che il governo Renzi possa e sappia imboccare la reale strada delle riforme di struttura; rinviando a tempi migliori e con un maggiore approfondimento e visione organica e strategica le questioni, certamente non secondarie, del bicameralismo perfetto, e della legge elettorale.
L'alternativa (il pericolo reale) è che anche Renzi, dopo le negative performance dei governi Berlusconi, le speranze deluse del Prof. Monti, le sterili ed inutili attività del governo Letta, imbocchi la strada del tramonto; e quindi della forte delusione che si verrebbe a suscitare nell'opinione pubblica, che ancora oggi, forse anche per la persistente mancanza di credibili alternative politiche (anche su questo deve riflettere il prossimo congresso repubblicano), sembra riservare una consistente attenzione al Premier in carica.
Roma, 17 luglio 2014 |
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